Chi ha inventato il denaro?

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Lo utilizziamo tutti, tutti i giorni, fin da quando siamo piccoli. Ha dato origine al commercio rendendo più agevoli e rapidi gli scambi di merci, ha generato un’economia basata su investimenti finanziari e rappresenta, purtroppo o per fortuna, un elemento con cui ci ritroviamo troppo spesso “a fare i conti”.

Il denaro è parte integrante delle nostre vite e facciamo fatica a immaginarci di non poterlo utilizzarle per i nostri acquisti quotidiani. Quanti di voi si sono mai chiesti chi ha inventato il denaro? Quale storia si cela dietro l’origine di uno degli strumenti più utilizzati al mondo?

In origine fu il baratto

L’essere umano, fin dall’inizio della sua esistenza, si è sempre servito dello scambio di beni con i propri simili per ottenere i prodotti e il cibo che non aveva a disposizione. Il baratto, seppur comodo e funzionale, presentava un limite ben preciso: la vicinanza fisica. Tale tipologia di scambio, infatti, implica un vincolo di prossimità tra i partecipanti alla contrattazione. I beni fisici, inoltre, sono nella maggior parte dei casi indivisibili: questo elemento complicava notevolmente le possibilità di scambio attraverso il baratto.

L’età del metallo

L’essere umano scopre l’esistenza dei metalli e, grazie ad essi, diviene molto più ampia la sfera di prodotti che possono essere creati dall’uomo e resi disponibili per gli scambi. Ben presto, inoltre, i metalli vengono investiti di un ruolo decisivo: divengono un sistema di calcolo alternativo al baratto.

Questa intuizione si deve ai Sumeri. Grazie all’introduzione del metallo come  intermediario nelle contrattazioni si assiste a una rivoluzione concettuale: gli scambi commerciali vengono ancorati a valori costanti e vincolati a unità di misura di riferimento.

Le monete realizzate con l’impiego di metalli preziosi erano dotate di una valore intrinseco, concetto molto importante, in quanto costituite da oro, argento e bronzo. I mercanti che le utilizzavano come valuta di scambio imprimevano su di esse il loro sigillo per garantire la bontà del metallo o della lega utilizzata e la correttezza del peso indicato.

Il commercio

Circa un secolo dopo la nascita delle monete in metalli preziosi, apparve in Grecia la figura del mercante, cioè colui il quale guadagna sulla differenza di prezzo fra ciò che acquista e ciò che vende. Il nostro attuale sistema economico affonda le sue radici proprio in questo contesto.

Lo Stato come banca

Con l’introduzione delle moneta per regolare gli scambi commerciali lo Stato iniziò a subentrare quale garante ed emittente della moneta stessa. Le ipotesi su quale sia stato il primo Stato a battere moneta sono diverse e in conflitto tra loro. Tuttavia, la storiografia è abbastanza concorde nell’identificare nei re macedoni i primi “banchieri” di Stato.

L’introduzione dei depositi bancari

L’antenato del moderno concetto di deposito bancario è legato all’abitudine dei cittadini, nell’antica Grecia, di affidare i propri averi ai sacerdoti perché essi li conservassero. Tale ruolo, in seguito, venne demandato a cittadini privati che si occupavano di tenere al sicuro e prestare il denaro a chi lo richiedesse. Già fra gli antichi Romani l’uso di depositare i propri capitali, in cambio di interessi, era ampiamente diffuso. A quei tempi, infatti, la professione di banchiere era formalmente riconosciuta e rispettata.

La nascita delle banconote

La qualità delle merci divenne sempre più diversificata nel corso dei secoli e, in parallelo, il volume di commercio cresce costantemente ogni giorno. Portare con se uno scrigno contenente l’oro oppure l’argento per effettuare gli scambi con altre merci fisicamente diventava problematico, per il peso ma anche per la sicurezza. E così nascono le prime banconote. Le banconote comparvero solo verso la fine del Medioevo a seguito della proposta di alcuni governi di tenere al sicuro nei propri depositi l’oro e i metalli preziosi degli ebrei costantemente perseguitati nei loro paesi d’origine. Come traccia del deposito, gli Stati rilasciavano un certificato nominativo o al portatore. Questi certificati potevano essere “girati” come pagamento ad altri commercianti che acquisivano così il diritto di riscuoterli. Così la Svezia è stata il primo stato europeo che ha iniziato a rilasciare le banconote nel corso del 1661. Le banconote nella loro forma e nell’utilizzo che conosciamo vennero introdotte successivamente. Esse nacquero,  infatti, quando i certificati nominativi iniziarono a essere emessi senza l’indicazione specifica del beneficiario. Con la nascita delle banconote venne a cadere il concetto di valore intrinseco del denaro, che divenne, quindi, un valore estrinseco. La banconota, infatti, rappresenta un valore che non è in esso contenuto.

L’invenzione dell’assegno

Secondo diversi studiosi, l’invenzione dell’assegno si deve a un italiano, il mercante Francesco di Marco Datini, vissuto nel XIV secolo. Tale strumento, fin dal principio, venne utilizzato ampiamente. Antesignane dell’assegno erano le lettere di cambio, che permettevano al possessore di ricevere, presso una banca designata sulla lettera, l’equivalente della somma indicata.

La carta di credito

La carte di credito, infine, venne creata nel secolo scorso, nel 1949, dall’americano Frank McNamara che fondò il Diners Club e distribuì ai soci 200 tesserine plastificate che potevano essere usate come denaro in una quarantina di ristoranti. La prima carta di credito bancaria arrivò due anni più tardi: la emise la Franklin National Bank di New York.

Origine del termine

Il termine Lira deriva da libbra, dal latino libra, l’unità di peso delle barre di argento usata per le coniazioni, diventata anche unità di moneta. La parola Soldo, invece, deriva dal termine latino soldus che significa “pezzo intero” in contrapposizione degli spiccioli, ovvero delle monetine di valore frazionato.

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