Marchio comunitario una riforma attesa

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Dopo un iniziale stallo la riforma del marchio comunitario pare aver iniziato un secondo step che dovrebbe concludersi con un corposo riordino del regolamento e della direttiva della disciplina UE sui marchi.

L’evento catalizzatore è stato forse la rinnovata composizione del Parlamento UE, che a breve si confronterà con il Comitato dei rappresentanti degli Stati membri sul percorso più in linea con le esigenze della disciplina e gli interessi dei paesi coinvolti.

Le principali novità sono state discusse in anteprima durante il “meeting annuale” ECTA (Alicante, giugno 2014) all’interno del quale, sono state confermate, tra le cose, delle riduzioni delle tasse di registrazione e di rinnovo, novità più attesa e di certo più gradita agli utenti utilizzatori dei servizi.

Si tratta ancora, di pronostici sulla base delle modifiche legislative attualmente in discussione nelle sedi istituzionali, ma potrebbero rappresentare dei veri e propri incentivi di ripresa e di aumento delle attività di deposito e di rinnovo, con un effetto propulsivo per il mercato comunitario.

Alcune delle modifiche proposte sono dirette a semplificare la gestione delle classi e a ridurre i costi che comportano. In linea di principio si può dire che l’obiettivo latente del nuovo assetto legislativo sia quello di limitare gli stalli e le impasse procedurali, nonché il numero delle opposizioni e delle cancellazioni.

Se, a conclusione della fase di confronto tra Parlamento e Consiglio, si giungerà ad un accordo, non solo  sarà possibile chiarire la tanto dibattuto “eccedenza” UAMI, ma per effetto delle potenziali differenziazioni delle tasse (una per ogni classe) sarà possibile accrescere tali eccedenze in modo tale da poter svincolare una parte dei fondi per dedicarla al riordino e al miglioramento della struttura organizzativa.

Rinnovi più economici e differenziati, depositi differenziati anche se meno costosi non possono che accrescere le domande da parte degli utenti e questo significa più flussi finanziari e potenziale ripresa per il mercato dell’euro zona.

Marchio comunitario e depositi nazionali potrebbero in questo contesto entrare in concorrenza. Il tasto dolente infatti, potrebbe esser rappresentato dal futuro degli uffici nazionali di registrazione dei marchi che si vedrebbero, in quest’ottica quasi degli uffici di marginale utilizzo, considerando che i costi sarebbero di poco inferiori a quelli comunitari garantendo la validità solo nel territorio nazionale di registrazione a dispetto della giurisdizione in tutti e 28 i Paesi membri.

Ancora una volta, è la Germania propone una soluzione alternativa per correggere questo possibile scontro tra UE e uffici nazionali e ha come fulcro la digitalizzazione del servizio in tutte i suoi aspetti. Quello che propone è un management 2.0 delle procedure, delle registrazioni, dei costi, la rimozione di duplicati, la creazione di un network di conoscenze e di documentazioni che avrebbero la “condivisione” quale valore aggiunto. Sarebbe dunque in grado di collegare gli uffici nazionali con gli enti comunitari preposti e consentirebbe all’utente di accedere con facilità e in situazione di più  consapevolezza a tutto il complesso di informazioni disponibili e rese così, unitarie. Sarebbe un motivo di forte impulso per la competitività delle imprese dell’Europa a 28.

In sostanza la proposta è : meno tasse, più servizi e digitalizzazione (delle informazioni interne ed esterne, di gestione della disciplina e dei rapporti con gli utenti). E’ un approccio più razionalista e di certo molto più “equo” che creerebbe una rete tra Europa e uffici nazionali orientati ad una tutela più accessibile e più efficace dei diritti di proprietà intellettuale.

 

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