Brevetto Unitario Europeo nel 2016 sarà realtà

Nel mese di maggio l’Italia aveva annunciato l’imminente adesione al brevetto unitario europeo manifestando la volontà di velocizzare la procedura per ratificare i relativi accordi anche per l’istituzione del Tribunale unificato dei brevetti.

A giugno, si legge nel comunicato stampa diramato dal governo il 10 settembre 2015, che la Camera dei Deputati aveva già approvato una risoluzione a favore della partecipazione dell’Italia ad una inconsueta cooperazione rafforzata per aderire al brevetto unitario, dato il parere favorevole da parte del Senato (2013). Per le questioni giuridiche tuttavia risulta opportuno attendere la pronuncia del Consiglio Europeo e della Commissione Europea che avverrà nei prossimi giorni.

Si discute di un brevetto unitario sulla zona euro da circa 40 anni, fino ad ora è stato ratificato da Austria, Belgio, Francia, Danimarca, Malta, Lussemburgo, Portogallo e Svizzera ed entrerà in vigore non appena almeno 13 Stati avranno ratificato l’accordo.

Sulla questione s’è pronunciato Benoît Battistelli, presidente dell’Epo dal 2010 durante la prima visita ufficiale al MiSE ha incontrato a Roma, Simona Vicari, il sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico, ricalcando le principali considerazioni sul ruolo dell’Italia nell’istituto e sul ruolo nel processo di innovazione in nome del brevetto unitario.

benoit battistelli

Secondo Battistelli questa adesione sarebbe per l’Europa una buona notizia poiché ne rafforzerebbe la capacità del mercato europeo, di attirare di inventori con ambizioni brevettuali. L’aggiunta di un ulteriore sistema di tutela significherebbe in quest’ottica un risparmio in termini di costi e di tempo, a vantaggio delle PMI e del sistema delle tutele della proprietà industriale. Una simile adesione poi, non si porrebbe in disaccordo con gli obiettivi fissati dall’agenda governativa sugli interventi volti a rafforzare investimenti su innovazione, internazionalizzazione e competitività delle piccole e medie imprese nel mercato comune.

In sostanza per il presidente dell’EPO, l’Italia potrebbe rappresentare uno dei motori del nuovo sistema, così pensato. La conferma da parte della Commissione Europea per l’adesione dell’Italia secondo Battistelli sarebbe una pure formalità, ma è fermamente convinto che una volta avviato il brevetto unitario potrà contribuire a rilanciare positivamente il tessuto imprenditoriale europeo.

simona vicari

Tra la diminuzione delle tasse per il rinnovo e l’abbassamento dei periodi burocratici di attesa, si prevede uno snellimento nelle procedure che faranno di certo gola alle PMI italiane, europee e straniere. Anche in vista della firma del TTIP, il mercato europeo potrebbe diventare il secondo più importante a livello mondiale e il brevetto unitario, in termini di investimenti esteri e di crescita. E se si considera poi che il mercato italiano è il quarto più evoluto dell’Unione Europea (PIL e popolazione), la questione del brevetto unitario, non può restare solo un progetto sulla carta, ma un effettivo processo di miglioramento nazionale e comune. Tra le cose, mediamente l‘Italia è il quarto paese nel quale i titolari di brevetti tendono a convalidare i loro patent. Sono tutti elementi, questi, che concorrono a sottolineare la necessità di adeguarsi alle previsioni sovranazionali.

Con il 2% di tutti i depositi, l’Italia è il settimo tra i Paesi Europei per le quote di depositi brevetti presso l’EPO. I principali settori tecnologici investiti riguardano handling, trasporti, ingegneria civile, macchine speciali, mobili e tecnologia medica. In totale gli inventori italiani hanno depositato 4700 brevetti.

Il presidente dell’EPO, sottolinea poi che sarebbe il caso di accelerare la ratifica del Tribunale unificato (che è il dato più controverso che ha precedentemente impantanato i lavori e creato un polverone anche nella società civile) e si spera che possa definitivamente dirsi certezza entro il 2016. In molti paesi, è in corso lo stesso processo di ratifica e l’EPO farà del suo meglio per fornire consulenza tecnica per gli studi d’impatto e per le stime dei costi, al fine di aiutare i parlamenti prendere una decisione più informata.

 

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