Il Cavallino Rampante: il marchio che ha fatto la storia

Molti di voi, tra appassionati, seguaci o semplici curiosi, già lo sapranno ma il Cavallino Rampante, emblema della Ferrari, prende vita in cielo.

Rinfreschiamo la memoria ai più arrugginiti

La nascita della Ferrari viene fatta risalire ufficiosamente al 1929, ma prima che iniziasse a produrre automobili proprie devono passare un po’ di anni. La S.A. Scuderia Ferrari inizia con la messa a punto delle auto da competizione dell’Alfa Romeo.

Nel 1939 nasce poi Auto Avio Costruzioni e le prime commissioni riguardavano la produzione di componenti per velivoli, per iniziare a costruire vetture si dovrà aspettare il 1947, anno in cui si fa risalire la fondazione della più famosa e importante casa produttrice italiana, con sede a Maranello (Modena) ed è solo nel 1965 che prenderà il nome di Ferrari S.p.a. Nel 1969 entra a far parte della Fiat e un paio di anni dopo la morte di Enzo Ferrari il 90% dell’azienda entra a pieno titolo nella proprietà del suddetto gruppo.

La prima autovettura fu costruita nel 1940 il nome: Auto Avio Costruzioni 815, ne furono prodotti solamente due esemplari come nel secondo caso, questa volta di tratta della Ferrari 125 S prodotta nel 1947, la prima con il Cavallino Rampante.

Finalmente Enzo Ferrari, slegato dai vincoli contrattuali con l’Alfa Romeo può adoperare il suo amatissimo marchio e il suo nome per i veicoli che escono dalla sua azienda.

Quando dietro un marchio di cela una storia l’emozione contribuisce a donargli valore, proprio come è successo nel caso del Cavallino rampante.

Era il 17 giugno del 1923 ed Enzo Ferrari vince una corsa all’autodromo di Savio, vicino Ravenna. Qui avvenne l’incontro con la Contessa Paolia, madre dell’aviatore della prima guerra mondiale Francesco Baracca, morto nel 1918. La Contessa per premiarne la vittoria cedette l’uso dell’emblema personale del Maggiore Baracca, affermando che gli avrebbe portato fortuna.

L’asso della prima guerra mondiale usava farselo dipingere sulla fiancata dei suoi velivoli e secondo alcuni racconti, il cavallino in questione era originariamente di colore rosso ed era lo Stemma del 2° Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria” di cui Baracca faceva parte.

Fu solo in un secondo momento che assunse il colore dominante del nero, in segno di lutto e dunque di rispettoso omaggio per il Maggiore deceduto.

Da quel momento in poi diviene l’unico e solo segno identificativo di Enzo e della Ferrari, tutta. Rispetto all’originale fu modificato di poco: lo sfondo fu colorato di giallo come i colori ufficiale della città di Modena, la coda venne direzionata verso l’alto, vennero aggiunte le sigle “S.F” di Scuderia Ferrari e tre strisce per omaggiare il tricolore italiano.

Durante il corso degli anni poche cose cambiarono, la forma dello scudetto, i materiali di costruzione da applicare sulle auto, ma rimase pressoché identico. Fino al 1947 il logo compariva su tutte le pubblicazioni, le insegne e le carte ufficiali della scuderia ma non sulle auto. L’esordio dello scudetto avvenne nel 1932 alla 24 ore di Spa (Belgio) e poi il via libera sul finire degli anni ’40.

cavallino rampante evoluzioneIl Cavallino rampante è un marchio registrato dalla Ferrari ma fu anche utilizzato tra gli anni ’50 e ’60 dall’Ingegnere Fabio Toglioni concittadino di Baracca, che decise di applicarlo sulle moto Ducati.

A quasi 92 anni dalla sua nascita è uno dei Brand più importanti e di valore. Si trova al 35° posto tra i marchi di maggiore valore al mondo, circa 4 miliardi di dollari e nel 2014, per la seconda volta da Brand-Finance viene definito il marchio più influente, surclassando ancora una volta la “Coca Cola”.

 

A dirla tutta il Cavallino Rampante risale al 1692 quando il Reggimento di cui sopra venne fondato. Certo il colore era rosso fiamma e veniva applicato sui baveri delle divise di una delle unità più brillanti della cavalleria piemontese, nonché sugli stemma ufficiali.

All’inizio del primo conflitto mondiale il “Battaglione aviatori” tornarono ad adoperarlo sulla fusoliera degli aerei e divenne poi il simbolo personale di Baracca che si distinse in molte operazioni.

“Esiste anche un’altra affascinante congettura che fa risalire le origini del cavallino all’usanza di riportare il segno araldico dell’avversario perdente sull’aereo del vincitore (cfr. Alfa Romeo). Così il cavallo nero della città di Stoccarda (anche se qualcuno legge una cavalla), dopo un combattimento risoltosi a favore di Baracca, sarebbe stato trasferito sulla fusoliera di quest’ultimo; da notare che il quadrupede Ferrari ha la stessa sua coda all’insù. Da notare che anche sul marchio Porsche è riportato lo stemma di Stoccarda con la giumenta. Comunque l’unica immagine ufficiale di Francesco Baracca e del suo aereo è riprodotta in un dipinto del bolognese Ettore Graziani nel quale il cavallino risulta incompleto, tagliato fuori quadro nella sua parte posteriore, che i genitori riprodussero in cartoline-ricordo alla morte del figlio.”

enzo ferrari

Hanno avuto una continua ma rispettosa evoluzione, all’inizio per le auto da granturismo e da competizione si utilizzava non lo scudetto ma un rettangolo mentre per le auto ufficiali di gara restava lo scudetto, le lettere erano molto arzigogolate ma aggraziate e andavano a sfiorare quasi le zampe del Cavallino.

Nel 1994 sono stati consolidati i segni distintivi del marchio, la sua identità visiva e le caratteristiche grazie al manuale realizzato da Pierluigi Cerri, architetto e designer italiano. E nel 2002 l’agenzia Seidlcluss è stata contattata per un restyling per definire meglio le proporzioni e posizioni di cavallino, occhio e zampe e per correggere l’aspetto del logotipo.

“Il Cavallino rampante su sfondo giallo è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo anche dove non ci sono ancora le strade. Nel suo paese natale e tra i suoi molti ammiratori in tutto il mondo la Ferrari ispira molto più della lealtà al brand, più di un culto e una devozione quasi religiosa”, dice Brand-Finance nel febbraio del 2014.

[Crediti foto copertina]

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