Startup 6 consigli per reperire fondi

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Startup e risorse finanziarie: l’annosa questione del reperimento dei fondi. Sei utili consigli per la tua impresa nascente

Per fornire ai nostri lettori, alle startup che ci seguono e alle imprese in cerca di smart solution, abbiamo deciso di pubblicare dei consigli utili e delle risorse edute qualche giorno fa su starupworld.com il sito internet più popolare dedicato al mondo delle nuove imprese e dei nuovi approcci al mercato e all’innovazione.

Quanto segue è un sunto di un articolo di qualche giorno fa per i quali riportiamo crediti e link per approfondimenti per chi volesse cimentarsi con una lettura nella lingua originale.

L’idea c’è, il team coeso, talentuoso e preparato anche, la determinazione non vacilla… l’unica cosa che manca sono i fondi. Come reperirli, come scongiurare il più spaventoso dei problemi legati alla prima fase di lancio?

Gli Stati Uniti continuano ad essere il paese con il maggiore numero di startup, seguita da India e Regno Unito i principali baluardi del liberismo economico. Gli Stati Uniti nel 2015 hanno stanziato oltre 78 miliardi di dollari per la crescita del settore (dati funderbeam) . Secondo queste fonti i Paesi APAC (delle aree di Asia e Pacifico) rispetto all’anno precedente hanno incrementato la loro presenza nel settore delle startup di quasi 88 punti percentuali rispetto all’anno precedente attirando investimenti per circa 27 miliardi di dollari mentre Europa, Medio Oriente e Africa, ovvero EMEA, nel complesso hanno investito 15 miliardi di dollari e attirato fondi per una crescita parziale del settore del 40%.

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Questo articolo chiarisce alla luce di queste divergenze di attenzione (nonché di sistemi politici ed economici ad essi collegati) che per reperire fondi e finanziamenti esistono delle regole, o per lo meno delle linee guida, in grado di migliorare i percorsi di crescita del modello startup per contribuire un giorno a ridurre un gap profondo che si ripercuote sulla capacità di adattamento delle imprese al mercato dominante.

 

  1. Iniziare con le proprie forze: considerando che ogni “centesimo risparmiato è un centesimo guadagnato”. Una delle soluzioni per farlo è mantenere propria la gestione del business, senza allargare la base decisionale dell’azienda ed evitando così di suddividere troppo le quote tra i soci.
  2. Ricercare finanziamenti pubblici (o anche di enti privati): nell’articolo originale parla di seed funding poco diffusi in Europa ma non mancano anche qui in maniera ridotta e secondo specifiche deroghe al diritto comunitario (ad esempio consentendo ai pubblici poteri di finanziare le imprese per un ammontare non superiore a 200 mila euro). Università, premi dedicati, Mise e altri simili soggetti da anni si fanno promotori di finanziamenti a fondo perduto o a tasso agevolato per sostenere le imprese nascenti e negli ultimi anni s’è registrato un incremento considerevole nel settore delle startup.
    Come nel caso del fondo rotativo della Camera di Commercio di Pisa per un periodo limitato l’ente subentra ai titolari nella direzione, ne semplifica l’ingresso nel mercato e ne garantisce risultati ottimali per poi lasciarla, già avviata nelle mani di chi comunque l’ha fondata. Questo budget iniziale se viene dall’esterno rappresenta una grande mano d’aiuto per l’acquisto di materiale, per gli stipendi, per l’affitto di attrezzature o edifici, infrastrutture, forniture e via discorrendo. Si tratta in sostanza di offrire una copertura, selezionando l’idea migliore da finanziare, per tutte quelle spese che per un impresa nascente rappresenterebbero degli oneri gravosi.
  3. Ordinare le priorità:  è fondamentale per capire i costi e le spese possedere e organizzare un piano d’azione puntuale e preciso, il business plan non può non tenere conto degli obiettivi che si desiderano raggiungere poiché è in base a questi che si definirà il quantum dovuto e il finanziamento da ottenere per ognuna delle voci selezionate. Ad esempio ci sarà un tot da destinare a ricerche di mercato, un altro per promuovere l’attività con azioni di marketing (utili anche queste per attivare investitori), altre ancora per partecipare a fiere e convegni, quelle per l’acquisto di questa o quell’attrezzatura. Ogni punto poi deve essere definito temporalmente e secondo ordini di priorità per realizzare con coerenza un piano di finanziamento ottimale, senza sprechi, scongiurando ogni pericolo di fallimento.
  4. Scegliere accuratamente gli investitori: le liste sono infinite, gli investirori sono di ogni tipo, Angel funder, venture capitalist, consorzi, grandi colossi commerciali di settore ed è opportuno che si selezioni quello che (prescindendo dalle quote) potrà garantire una crescita esperenziale più formativa rispetto alle altre. Si può addirittura studiare (ove possibile) un incrocio tra più investitori, preferendo magari quelli che si trovano concettualmente e professionalmente più vicini all’idea di business e alle caratteristiche che la startup porta con sé.
  5. Affidarsi ai professionisti (sempre): quando avrai ottenuto i fondi consulta o assumi specialisti per il settore legale e finanziario per una corrette ed efficiente gestione interna. I “copia e incolla” dei contratti sono da evitare Dotati di una strategia legale inattaccabile e di modelli fiscali che non siano solo fonte di problemi a causa di un sovrastimato “fai da te”.
  6. Pianificate le vostre finanze: pur in assenza temporanea di competenze e strumenti consolidati per la loro gestione, elenca tutte le spese sostenute, quelle da sostenere, le fonti dalle quali provengono e i destinatari. Avere un quadro essenziale del percorso da affrontare, soprattutto in fase di apertura è la condizione basilare per valutare con cura le esigenze dell’impresa e la pianificazione delle azioni future. Esser consapevoli di quanto “giace in cassa” e del potenziale di crescita del business potrà servire anche in fase di incontro con possibili investitori che sapranno direttamente dalla fonte quanto la partecipazione potrà fruttare loro.

 

Startupworld.com qui ricostruisce, invece, l’equazione che sarebbe in grado di delineare una formula per attirare gli investimenti:

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Tutti gli elementi della formula sono essenziali, se viene a mancare uno di questi è opportuno che gli altri siano in grado di sopperire alle inefficienze. Tutta la forza è data dalle competenze, dalla credibilità e dalla determinazione di un team coeso e responsabile, dalla presenza di un chiaro settore di mercato disposto ad accogliere non solo l’idea ma l’intero business coinvolto e che il consumatore, destinatario finale di tutto sia pronto a “spendere” per quell’idea. Solo in questo modo la startup potrà fare gola ad uno o più investitori.

Banale? No, di certo. Se nelle fasi iniziali si sottostimano questi passaggi, l’attenzione al pubblico in primis, con buone probabilità ci si ritroverà a fare i conti con un progetto ambizioso ma poco utile e quindi di scarso successo poiché nessuno (o pochi) saranno disposti a “darti retta”

Va e raccogli i fondi!

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Questa è l’era delle startup e nonostante le ripetute critiche il modello, snello, compatto e semplificato pare non registrare alcun rallentamento, ma è bene tenere presente che i fallimenti sono stati molti ed è opportuno tranquillizzare gli investitori (che sono sempre attenti a come spendere i loro soldi) circa la solidità e le competenze poiché sono queste caratteristiche che influenzeranno la loro scelta e quindi le tue risorse per sopravvivere sul mercato.

 

[Fonte] [Crediti Foto Copertina]

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