PMI e proprietà intellettuale consigli per investimenti sicuri

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Investire nella tutela della proprietà intellettuale per le PMI del nostro territorio potrebbe rappresentare una soluzione efficiente agli stimoli offerti dalla competitività globale

Ma è opportuno capire come proteggere i propri asset, in quali settori e come ricercare investimenti utili per ammortizzare le spese laddove le dimensioni dell’azienda non consentirebbero eccessivi oneri.

Il contesto in cui le nostre imprese si trovano è quello di un’economia tendenzialmente globalizzata, in cui l’innovazione tecnologica rappresenta il capofila di uno sviluppo ultra-veloce. Il mercato assieme ad un nuovo  modo di comunicare ha creato le basi per un settore, quello delle invenzioni, che non può fare a meno di presentare il prodotto nel miglior modo possibile, per differenziarsi e per preservare la sua esistenza anche grazie ad un processo di identificazione del prodotto nel Brand stesso.

Differenziarsi dall’altro significa ricercare i tratti distintivi della propria PMI, tutelarli giuridicamente e speculare su di essi poiché elementi di prestigio e profitto equipollenti all’attività produttiva propriamente intesa. Gli aspetti legati alla tutela giuridica di un’impresa, quando si parla di asset immateriali o anche privative, sono i Brevetti, i Marchi, i Disegni, i Modelli, o anche le varietà vegetali, i marchi d’impresa i modelli di utilità o le topografie dei semiconduttori. In tutto e per tutto possono assimilarsi alle competenze e alle esperienze o alle qualità che un individuo scrive sul proprio curriculum vitae. Sono gli aspetti che ci contraddistinguono e che pertanto devono godere della giusta luce per emergere tra tutti gli altri candidati.

Nell’ultimo anno l’Italia, del tutto in controtendenza con i nostri normali standard, ha registrato nel campo della richieste di Brevetti all’Epo (nel 2014 erano 3649, me 2015, 3979 ) un record anche rispetto agli altri paesi membri e sul piano internazionale risulta essere 18° per numero di domande inoltrate. Tuttavia un trend competitivo è ben lontano da rappresentare una reale boccata di respiro per le aziende italiane. Si conta infatti che tra le PMI solo il 30% di queste stia investendo in IP, spesso sottovalutandone il potenziale innovativo che potrebbe comportare.

  • Una delle ragioni fondamentali di questo diniego o scarsa considerazione deriva dal fatto che ci si trova, il più delle volte, difronte ad imprenditori poco preparati, poco attenti e poco inclini a chiedere aiuto, perché investire in privative (erroneamente) viene considerato una perdita di tempo (e quindi di profitto) o una spesa che non ci si può permettere. C’è però da aggiungere che da qualche anno a questa parte l’attenzione pubblica, nazionale e internazionale al tema dello sviluppo industriale ha aumentato le misure del legislatore nel preferire delle vie ausiliarie per sorreggere le imprese nel loro passaggio in una realtà più moderna, e gli investimenti pubblici e privati nel settore neanche si contano più

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In genere sono le grandi aziende a investire in sistemi e strategie di IP Management e lo dimostrano i risultati: negli ultimi dieci anni il settore dei brevetti è cresciuto in maniera esponenziale; a fare da padrona troviamo l’informatica, seguita da “comunicazione digitale” e farmaceutica. Ciò accade non perché a investire denaro siano più inclini perché più spendaccioni, ma perché nell’ambito della loro verticalizzazione interna devolvono competenze e ruoli a specialisti del settore che sanno trovare le vie giuste tanto per fare Ricerca & Sviluppo che per massimizzare i loro profitti.

La disciplina distingue tra metodi formali di tutela della proprietà intellettuale come brevetti, modelli di utilità, protezione industriale, disegni o marchi di fabbrica e, metodi di fatto come know how e segreti commerciali. Se si decide di investire nella propria competitività è bene comprendere quali sono le caratteristiche dell’attività produttiva che possono imporsi con forza rispetto a tutti gli altri competitor e concentrarsi quindi su una strategia precisa e puntuale.

Il Brevetto è uno dei metodi più sicuri per proteggere un dispositivo, c’è però da dimostrare la sua qualità innovativa o inventiva. Non deve essere cioè qualcosa di ovvio ma una soluzione nuova ad un problema collettivamente avvertivo e, deve essere presentato al pubblico come una novità rispetto a tutto il resto delle “innovazioni” già presenti. La sua tutela dura venti anni e in alcuni casi ci vuole troppo tempo per ottenerlo presso le sedi preposte (Uffici Brevetti) un’attesa che potrebbe vanificare quella stessa novità che si propone di lanciare sul mercato. C’è però da considerare che in caso di violazione di qualche diritto ad esso inerente il solo inoltro della domanda può essere di per sé bastevole in caso di giudizio.

I Marchi (così come i modelli di utilità) sono un po’ di elementi che caratterizzano la composizione e le caratteristiche del prodotto. Una sorta di tutela di un “bigliettino da visita”, La durata della sua tutela dura 10 anni e contribuiscono a creare la reputazione del brand nei confronti dei consumatori i decisori ultimi del successo di un’impresa e dei suoi prodotti.

In questi due casi ci troviamo dinnanzi  a costi eccessivi che spesso le micro, piccole e medie imprese non riescono a sostenere, ma esistono molti programmi pubblici e privati volti al finanziamento della Proprietà Intellettuale, tra questi i primi derivano dalla Comunità Europea e a cascata, da tutti quegli enti e istituzioni ad essa legata.

Per sopperire a queste mancanze entra in gioco una protezione di fatto relativamente efficace, come la stipula di contratti e accordi che mantengono una riservatezza di alcune fasi della produzione, caratteristiche del prodotto o altre tipologie di segreti industriali (know how, software) che si ritiene di dover tutelare perché esemplificativi del reale valore dell’azienda.

Se si vuole procedere da soli in questo cammino per la crescita e lo sviluppo di un’azienda consapevole del proprio patrimonio intellettuale serviranno delle accortezze in più se non si vuole contattare uno studio di esperti in grado di operare per vostro conto:

  • Visitare i siti dedicati al tema, partendo da quelli ufficiali UIBM, EPO, WIPO. Si tratta dei siti ufficiali degli uffici di marchi e brevetti, italiano, comunitario e internazionale, oltre a informare l’utente su caratteristiche e normative segna tutti i passaggi opportuni da compiere per realizzare la tutela più appropriata, mette in contatto con altri enti, ne illustra i costi e i tempi. Ad essi sono collegati una serie di tool e strumenti gratuiti davvero molto utili (soprattutto a chi vuole fare tutto da sé). Come l’elenco-data base dei brevetti o dei marchi per iniziare una ricerca d’anteriorità efficace.
  • Grazie alla tendenza del web di promuovere la propria attività online, la maggior parte degli studi di professionisti su IP si sono dotati di blog informativi, questi pubblicano oltre a consigli (come questo), anche aggiornamenti sui bandi e i finanziamenti attivi o in scadenza sul tema in oggetto.
  • Sui portali di enti e istituzioni dedicati alle imprese come ad esempio quello delle Camere di Commercio o anche le aree commerciali di grandi aziende come (Enel,Eni ecc) offrono, sempre sulla spinta delle direttive comunitarie e dei fondi che gestiscono, numerosi CORSI DI FORMAZIONE O AGGIORNAMENTO per imprenditori o aspiranti tali, CONCORSI DI IDEE, BORSE DI STUDIO, RISORSE GRATUITE, DISPENSE O SUGGERIMENTI.

Perché non sfruttare l’enorme contributo che queste informazioni, fluttuanti o no che siano, per migliorare la propria attività e la tutela di una posizione privilegiata sul mercato? Anche con un budget limitato, rispetto ai Big internazionali, è possibile ambire a tali sviluppi, basta solo un po’ di attenzione e dedizione. Al resto ci penserà la realtà digitale.

[Crediti Foto Copertina]

[Fonte]

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