Come brevettare un prodotto: il brevetto del divano

Il divano: storia, comoda, del brevetto

Il trasloco, si sa, è sempre sinonimo di gioie e dolori: desiderio di novità e cambiamento da una parte e stravolgimento del proprio spazio e delle relative certezze e abitudini dall’altra.

Ma mai Marco avrebbe immaginato che un cambiamento così importante e desiderato avrebbe stimolato in lui riflessioni inattese e coinciso con la scoperta che certi oggetti, e le abitudini che ne conseguono, sono molto di più di semplici pezzi di arredamento.

Finalmente era arrivata! La tanto attesa promozione e la nuova vita nella metropoli erano lì che aspettavano Marco con tutta la sua ambizione e voglia di cambiamento. Mancava solo un unico, decisivo passo: il trasloco dalla provincia a Milano.

Era giunta l’ora per il suo piccolo mondo di single incallito, racchiuso in quattro mura conosciute, comode e accoglienti, di essere inscatolato assieme a tutti i ricordi, le esperienze e le emozioni. Compito facile, direte voi: che ci vorrà mai ad incastrare tutta la propria vita in una miriade di scatoloni? Serve il coraggio di liberarsi dalle cose inutili che hanno dato forma nel tempo all’ambiente conosciuto che ha regalato sicurezza e tranquillità. Occorre la forza di rimodellare le proprie abitudini all’interno di uno spazio nuovo. È necessario tagliare i legami con gli oggetti del quotidiano e vestirli di una forma nuova, vuota di ricordi.

Proprio come forma di contrappasso a questa catarsi obbligatoria, Marco decise di trasformare la novità in ricompensa: si regalò un divano nuovo. Rosso, in pelle, con una bella penisola e un pouf coordinato a completare il quadro: sarebbe diventano il suo regno nella nuova casa.

Ore di pulizie, giorni (che sarebbe state settimane senza l’aiuto dei suoi inseparabili amici Fabio e Nicola) trascorsi a mettere in ordine tutto e quando finalmente la porta di ingresso si chiude alle sue spalle e pensa che sia giunto il momento di godersi la sua nuova casetta tutta per sé Marco realizza il fattaccio: il divano non è ancora stato consegnato.

Strano, perché secondo i suoi calcoli, il mobilificio avrebbe dovuto recapitarlo almeno due giorni fa. Marco avrebbe dovuto affrontare la sua prima serata nella casa nuova senza il divano! Nessuna possibilità di sedersi comodo ad ammirare il suo nuovo mondo perdendosi nei pensieri. Nessuna possibilità di sdraiarsi a leggere la rivista di auto preferita cercando di dimenticare l’ansia per la riunione del giorno seguente. Nessuna possibilità di guardare la serie tv, mangiando patatine e aspettando che il sonno faccia apprezzare la comodità della nuova penisola. Niente di niente. Piani saltati.

Solo una cosa è rimasta a far compagnia a Marco: il dubbio. Sì perché iniziano a insinuarsi nella mente di Marco delle domande inevitabili e inattese: come si potrebbe vivere senza un divano? Chi lo ha inventato? Come si è diffuso come elemento di arredamento? Qual è la storia che ha portata alla nascita di un oggetto così onnipresente nelle case di tutti?

La nascita del divano

L’etimologia del termine divan ha le sue radici nel ‘700 quando i francesi iniziarono a identificare con tale nome la tipologia di sedili lunghi dotati di cuscini che possono ospitare due o più persone alla volta. Il termine fu utilizzato dai francesi per traslazione rispetto alla parola di origine persiana dīwān che nell’impero ottomano contraddistingueva gli uffici amministrativi. Tali uffici, infatti, non erano arredati con tavoli ma solo da lunghi sedili con un’armatura in legno ricoperta da un materasso e da diversi strati di tappeti e cuscini. All’interno di queste stanze i funzionari amministrativi lavoravano comodamente a gambe incrociate mentre scrivevano tenendo i fogli di carta appoggiati sul palmo della mano sinistra.

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Altro sinonimo di “divano” è il termine “sofà”, parola anch’essa derivante dal vocabolo arabo suffa, che significa “cuscino”.

Dalla nascita del termine, avvenuta nel XVIII secolo in Europa, può pertanto partire la storia del divano. Storia che vede subito una rapida diffusione di questo prodotto soprattutto all’interno del ceto nobiliare francese ed inglese di quel periodo. In quegli anni, infatti, nacquero i primi divani imbottiti che, nell’arco di un secolo, ebbero grande diffusione in tutta Europa.

In Francia, principalmente sotto il regno di Luigi XVI, fanno la loro comparsa splendidi modelli di divani dalle forme rettilinee ricchi di decorazioni classiche che rappresentano, tutt’oggi, le più caratteristiche forme di espressione dell’eleganza dello stile francese, molto ricercato e riprodotto da arredatori e decoratori.

In Gran Bretagna invece nacque, grazie al designer Thomas Chippendale, il divano cosiddetto camelback per il tipico dorso curvo che ricorda la gobba di un cammello. Il camelback fu il primo divano ad essere completamente imbottito. Un’altra icona dello stile britannico degli inizi del XIX secolo è il divano Chesterfield, modello che ha fatto la storia del design. Si tratta di un divano particolarmente ampio, completamente imbottito e rivestito in pelle con la tipica “abbottonatura”. I primi esemplari di divano Chesterfield furono commissionati dal conte di Chesterfield e con l’età vittoriana si ebbe l’ampia diffusione.

Ben diverso è lo stile dei divani apprezzato, nello stesso periodo, nell’area austro ungarica: ricerca di semplicità, bellezza raffinata, soluzioni funzionali e forme essenziali sono gli ingredienti che caratterizzano lo stile Biedermeier che si diffuse a Vienna in quegli anni.

Durante il XX secolo si assistette in tutta Europa allo sviluppo industriale e alla fabbricazione in serie dei divani: forme, colori e materiali nuovi si diffusero in tutti gli ambienti come parte integrante dell’arredamento. Il divano diventa un elemento modulare non più costituito da un unico blocco, ma composto da elementi intercambiabili.

Come brevettare un prodotto di design

I prodotti di design, che contengo una forte valenza creativa e si concretizzano in decorazioni o nuove forme di oggetti di arredamento o moda, possono essere protetti attraverso un tipo di tutela dedicata chiamata “registrazione di disegno o modello” della durata di 25 anni.

Tale tutela si basa su due requisiti fondamentali: la novità, ovvero l’assenza di prodotti uguali o anche solo similari, e il carattere individuale, ovvero la capacità di stimolare un’impressione generale diversa rispetto all’esistente. Sono registrabili i prodotti, industriali o artigianali, e i loro componenti visibili, inclusi imballaggi, decorazioni, tramature, cuciture ed elementi grafici particolari.

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