Donne e brevetti nella storia
“Invenzione” è una parola femminile.
Perché, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO) abbia stimato che la vera parità di genere in tema di titolarità dei brevetti si raggiungerà solo nel 2080 (QUI la ricerca), molte delle più importanti invenzioni della storia si devono alle donne.
In passato non è sempre stato semplice per le “signore” accedere a istituti di ricerca e laboratori. Il loro ingegno trovava spesso terreno fertile nelle attività della vita quotidiana, tra le mura domestiche, nelle cucine.
Solo per pochissime donne, perlopiù provenienti da ambienti agiati, come la matematica Ada Lovelace (1815 – 1852), – figlia del poeta Lord Byron – era possibile entrare in contatto con gli ambienti scientifici e accademici. Fu lei ad inventare il primo algoritmo pensato per essere elaborato da una macchina (quindi, di fatto, il primo programma per computer al mondo). Ma colui che passò alla storia fu Charles Babbage, inventore di quella macchina.
Idee che semplificano la vita
In passato alle donne era richiesto crescere i figli e tenere in ordine le case.
Josephine Cochrane e Marion Donovan, inventrici rispettivamente della lavastoviglie (1886) e dei primi pannolini impermeabili per bambini (1946) compresero perfettamente il primo requisito dell’innovazione: la creazione di oggetti o procedimenti che migliorino o semplifichino la vita umana.
Lo stesso valse per la sega circolare di Tabitha Babbit (1813), per il tergicristalli di Mary Anderson (1905), per i filtri del caffè di Melitta Bentz (1908), per il reggiseno di Caresse Crosby (1914), per il riscaldamento centralizzato di Alice Parker (1919)…
Donne e brevetti nella scienza
Gran parte delle scoperte o delle invenzioni “al femminile” hanno a che fare con la chimica e con la medicina. E spesso salvano le vite.
Si deve a Stephanie Louise Kwolek l’invenzione del kevlar, materiale resistentissimo utilizzato nella fabbricazione di giubbotti antiproiettile, dispositivi di protezione per i motociclisti, funi per paracadute e per… la tuta di Batman.
Grazie ai Premi Nobel per la Medicina e Gerty Radnitz-Cori (1896-1957) e Rosalyn Sussman-Yalow (1921-2011) è oggi invece possibile comprendere e diagnosticare malattie come il diabete.
In attesa che arrivi il 2080, celebriamo tutte le grandi menti dai cromosomi XX.