Può un’Intelligenza Artificiale detenere un brevetto? Il caso DABUS.
AI, ovvero Intelligenza Artificiale.
Ovvero una macchina creativa capace di ragionare, pianificare, apprendere e migliorare comprendendo i difetti di processi messi precedentemente in atto.
In tutto e per tutto, quindi, simile a un cervello umano… oppure no?.
DABUS (Device for Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience – “dispositivo per l’innovazione autonoma dal pensiero unificato”) è una rete neurale artificiale che si è dimostrata in grado di inventare un contenitore per alimenti in completa autonomia.
Il suo creatore, l’amministratore della società Imagination Engines Inc. Stephen Thaler, ha tentato di depositare il brevetto del contenitore presso gli uffici di tutto il mondo, designando il DABUS come inventore di un sistema di immagazzinamento innovativo basato sulla geometria frattale.
Durante un’intervista Thaler ha dichiarato che designare se stesso come inventore sarebbe stato un “atto criminale”, un furto a tutti gli effetti ai danni del DABUS. L’intelligenza artificiale, infatti, ha “pensato e agito” in completa autonomia, senza alcun intervento umano.
La prima domanda di brevetto
La domanda di brevetto che indica DABUS come inventore è stata dapprima depositata presso l’Ufficio statunitense di marchi e brevetti (USPTO) e a quello europeo (EPO).
Se all’EPO la domanda è stata respinta con decisione per assenza di requisiti e all’USPTO è stata ritenuta non ancora a “un livello di sofisticazione tale da identificarla con l’inventore”, in Australia e in Sudafrica è andata diversamente.