Può un’Intelligenza Artificiale detenere un brevetto? Il caso DABUS.

AI, ovvero Intelligenza Artificiale Ovvero una macchina creativa capace di ragionare, pianificare, apprendere e migliorare comprendendo i difetti di processi messi precedentemente in atto.  In tutto e per tutto, quindi, simile a un cervello umano… oppure no?. DABUS (Device for Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience – “dispositivo per l’innovazione autonoma dal pensiero unificato”) è una rete neurale artificiale che si è dimostrata in grado di inventare un contenitore per alimenti in completa autonomia. Il suo creatore, l’amministratore della società Imagination Engines Inc. Stephen Thaler, ha tentato di depositare il brevetto del contenitore presso gli uffici di tutto il mondo, designando il DABUS come inventore di un sistema di immagazzinamento innovativo basato sulla geometria frattale. Durante un’intervista Thaler ha dichiarato che designare se stesso come inventore sarebbe stato un “atto criminale”, un furto a tutti gli effetti ai danni del DABUS. L’intelligenza artificiale, infatti, ha “pensato e agito” in completa autonomia, senza alcun intervento umano. La prima domanda di brevetto La domanda di brevetto che indica DABUS come inventore è stata dapprima depositata presso l’Ufficio statunitense di marchi e brevetti (USPTO) e a quello europeo (EPO).  Se all’EPO la domanda è stata respinta con decisione per assenza di requisiti e all’USPTO è stata ritenuta non ancora a “un livello di sofisticazione tale da identificarla con l’inventore”, in Australia e in Sudafrica è andata diversamente.

Il “NI” della Corte Federale Australiana

La prima sorpresa per Stephen Thaler è arrivata dalla Corte Federale Australiana che, sebbene non riconosca al DABUS i requisiti per essere il titolare del brevetto, può senz’altro considerarlo l’inventore.  Secondo il principio per il quale il brevetto nasce per tutelare l’innovazione tecnologica, infatti, sarebbe stato incoerente invalidare la domanda di Thaler.

L’OK del Sudafrica

Le cose sono andate diversamente in Sudafrica. Il 28 luglio 2021 il South Africa’s Patent Journal ha inaspettatamente pubblicato il primo brevetto al mondo di proprietà di un’intelligenza artificiale, senza distinzioni tra “titolare” e “inventore”. C’è da dire che presso l’Ufficio Brevetti Sudafricano con sede a Pretoria (CIPC) non si effettuano i regolari esami approfonditi sulle invenzioni. Si tratta piuttosto di registrazioni automatiche. Che, a detta di alcuni, danno spesso luogo a errori e leggerezze.

E in futuro?

Al momento Thaler sta portando avanti la battaglia “DABUS” con diversi ricorsi all’EPO, nel Regno Unito e negli USA. Il dibattito rimane aperto, ma senza dubbio un episodio del genere è solo l’inizio di una nuova era. Che piaccia o no, è urgente una nuova riflessione sulle questioni legali ed etiche legate all’attribuzione dei diritti alle macchine. Altrimenti si rischierà di avere una grande disomogeneità legislativa.
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