Marchio Lamborghini: la storia di un visionario
Chi non ha mai sognato si farsi un giro su una Lamborghini e sfrecciare nel comfort silenzioso di un’auto di lusso come quelle del toro di Sant’Agata Bolognese?
Eppure sono certa che non tutti sanno che, prima di divenire la casa automobilistica che conosciamo oggi, era una fabbrica di trattori. Oggi, come abbiamo già fatto, vi raccontiamo l’avvincente scommessa che ha portato il marchio Lamborghini alla fama e al successo. Curiosità che confermano l’appeal e il mistero che per vocazione le auto sportive e di lusso posseggono.
L’attività, come dicevo, inizia nel 1948, a Cento (Ferrara) con l’intuizione dell’ingegnere meccanico Ferruccio Lamborghini che, dall’acquisto di motori più efficienti (motori militari della Seconda guerra mondiale per esser più precisi) pensò bene di mettersi a produrre macchinari agricoli, in un periodo favorevole per il mercato e per la ricostruzione che portò poi al famoso e poco duraturo boom economico. Ciò che distinse per tutto l’arco della sua vita, l’ingegner Lamborghini fu l’attitudine alla diversificazione, sì il tipico imprenditore che “fiuta gli affari”. Così nel 1959 iniziò ad interessarsi e progettare l’ingresso nella produzione di elicotteri, ma senza autorizzazioni del governo decise di ripiegare sulla produzione di auto di lusso.
Un caso, quindi, verrebbe da dire. O forse un’alternativa? Quello che sappiamo per certo è che fu una mossa decisiva dirottare l’attenzione sulla nascita di “Automobili Ferruccio Lamborghini SpA” (1963). In pochi anni ascesero sul mercato come i più grandi competitor di marchi più solidi come Ferrari, con la quale, con il tempo si alimentò un gioco di rivalità, un po’ come accade tra McDonald e Burger King, o Coca Cola e Pepsi. Tra miti, leggende e fatti realmente accaduti, il punto d’incontro rimarrà per sempre la fumose nebbia che il consumatore da sognatore, deciderà di interpretare. Ci fu anche una vicenda che portò a recriminare le scelte del logo Lamborghini, perché troppo rassomigliante al “Cavallino Rampante”.
Nell’ottobre del 1963 la prima nata di casa Lamborghini è 350 GTV, debutta al salone di Torino, ed è uscita dalle mani esperte del designer Franco Scaglione che decide per una delle cuopé più affascinanti della storia. I nomi delle automobili successive per ricalcare una sorta di personificazione di Ferruccio nelle sue vetture furono quelle di forti e robusti tori da combattimento, il fin dei conti l’ingegnere si definiva “tamugno come un toro”. Ed ecco spiegato l’arrivo di Miura, Urraco, Jalpa, Murciélago o Gallardo.
Nel frattempo, nel 1971, Lamborghini Trattori fu ceduta al celebre gruppo Same (Deutz-Fahr) specializzato nel settore. E, sempre per l’amore nei confronti del cambiamento e all’adattamento a nuovi stimoli del mercato, la Casa ormai bella e solida, decise di mettersi alla prova con la produzione di barche da competizione. I motori da 900 cavalli registrano anche un record di potenza rispetto a quelle già presenti, infatti negli anni ’90,’94, ’97 e ’98 Lamborghini si attestò come campione del mondo nelle relative competizioni.
Poi si aprirono anche al restauro delle auto d’epoca, ma gli strascichi della più grave crisi economica dal dopoguerra ebbe echi importanti e per tanto alcune mosse dirottarono il marchio verso nuovi investitori: Chrysler prima, gli indonesiani poi e, oggi, il Gruppo Audi Ag, passando per Volkswagen. Come molti altri importanti marchi, Lamborghini si inserisce in quei brand non più vanto unicamente italiano (ma c’è comunque da riconoscerne una paternità indiscussa che nessuno potrà mai levarci dalle mani).
Forse il successo delle automobili fu anche dovuto alla collaborazione che la casa costruttrice ebbe con il famoso designer Bertone e al progettista di propulsori Bizzarini, ma anche al mito alimentato da un marketing che privilegiava il mistero, la forza e il fascino brutale di un’aggressività degna di una competizione sul mercato dei beni di lusso. E il look del marchio, benché mutevole nel tempo, ha contribuito notevolmente nella costruzione dell’identità del brand.
Il progetto del marchio Lamborghini fu affidato a Paolo Rambaldi
Il toro, il segno zodiacale di Ferruccio, dorato, maestoso in posizione di attacco su uno sfondo inequivocabilmente oscuro, nero, elegante, non cambierà mai. La prima azione di restyling avvenne nel 1972 e nel frattempo lo steso fu utilizzato per i trattori, i logotipo varia font e viene incorporato allo scudo in un rettangolo giallo, ma dopo il “passaggio di proprietà” nel 1998 (Audi) pur mantenendone l’identità il marchio cambia ancora, ne rafforzano l’appeal e i nuovi appassionati detentori vincono la sfida, rilanciando il successo di Lamborghini. KMS Team, agenzia pubblicitaria tedesca, ne modifica le proporzioni, sistema il posizionamento del toro nello scudo, il maestoso giovenco si fa più grosso e anche il design della scritta sarà lievemente modificato. Nuova e lunga vita alla creazione di Ferruccio Lamborghini.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.