Rai: storia del marchio

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Il marchio Rai. Storia, aneddoti e curiosità sul logo della società che gestisce in concessione esclusiva il servizio pubblico radiotelevisivo in Italia

RAI – Radiotelevisione Italiana. La storia dell’azienda ha origine nel lontano 27 agosto 1924, anno in cui ha visto la luce il servizio pubblico radiofonico attraverso la costituzione, a Torino, della URI – Unione Radiofonica Italiana. Un provvedimento normativo, il Regio Decreto n.1067/1923, infatti, affidava allo Stato l’esclusiva sulle trasmissioni radiofoniche da gestire attraverso società concessionarie, la URI appunto. Nel corso del tempo l’ente assunse diverse denominazioni: nel 1927 EIAR – Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, nel 1944 RAI – Radio Audizioni Italiane e nel 1954 RAI Radio Televisione Italiana con la gestione del servizio televisivo. Il 3 gennaio 1954 partirono le trasmissioni televisive e andò in onda la prima edizione del telegiornale alle 20.45 con replica alle 23.

Nel 2004, infine, avvenne la fusione tra la Rai Holding S.p.A., società detentrice della maggioranza delle azioni Rai, e la Rai S.p.A per formare l’attuale società.

Il primo marchio RAI venne disegnato nel 1948 da Erberto Carboni, architetto e pittore che fu il massimo esponente della grafica pubblicitaria italiana del secondo dopoguerra. Il logo originario era caratterizzato dall’utilizzo di un lettering fortemente squadrato e da un impiego ampio delle linee ortogonali come dettavano le tendenze grafiche del tempo.

Il secondo marchio RAI, invece, fu realizzato nel 1970 da Alberto Ribera, addetto alla grafica aziendale impiegato all’interno dell’azienda. Questa volta il logo presentava l’utilizzo delle lettere minuscole con lettering ancora fortemente squadrato, ma con l’impiego di linee curve.

Il finire degli anni ‘70 furono un periodo di grandi innovazioni in casa RAI: nel 1977 vennero introdotte le prime trasmissioni a colori e venne e nel 1979 venne attivata la terza rete a diffusione nazionale e regionale. Si decise, quindi, di introdurre un nuovo marchio per celebrare i successi e la crescita dell’azienda. Non solo: venne anche introdotto la differenziazione di logo tra le tre reti attraverso una specifica declinazione per ciascuna del logo originario. Le tre reti erano, ora, contraddistinte da uno specifico marchio caratterizzato dall’utilizzo di un colore preciso e una forma peculiare per ciascuna: la sfera blu per RaiUno, il cubo rosso per RaiDue e il tetraedro verde per RaiTre. Questa versione del marchio venne realizzata dallo studio grafico ARA di Cusano MilaninoNel 1983 Giorgio Macchi provò a dare forma a un nuovo marchio che voleva rappresentare la fusione dei tre simboli che identificavano le specifiche reti e che utilizzava un lettering arrotondato per le tre lettere usate in formato maiuscolo e unite tra loro. Questa versione, però, non piacque molto ed ebbe una durata limitata nel tempo fino al 1988, anno in cui venne chiesto a Giorgio Macchi di procedere a un editing del logo. Il restyling proposto prevedeva la separazione delle lettere che componevano il marchio al fine di facilitarne la rotazione e agevolarne l’effetto tridimensionale, l’introduzione della bandiera italiana e l’utilizzo di un carattere differente rispetto al precedente. Il risultato fu la creazione di un logo in grado di trasmettere maggiore solidità, leggibilità e modernità in grado di essere apprezzato per molti anni.

Il nuovo millennio portò con sé lo sviluppo del digitale della comunicazione interattiva e ciò spinse la Rai ad adottare un nuovo brand sviluppato direttamente dalla sua area strategica al fine di comunicare la sua capacità di rimanere al passo con i tempi. Il logo creato nel 2000 fu caratterizzato dall’illusione ottica della figura di una farfalla, costituita da due elementi uguali, simmetrici ed opposti, che si alterna a due profili umani che si guardano e comunicano. Il font scelto fu il Futura. Questa, ennesima, versione del marchio RAI venne prodotta da Stefano Aureli per conto della società AReA di Antonio Romano.

Questo logo durò un decennio fino all’introduzione del digitale terrestre. In occasione di questo evento, nel 2010, la Rai decise di uniformare i tre marchi attraverso l’impiego di un rettangolo formato da due quadrati: nel primo, di colore blu, appare l’acronimo in bianco mentre nel secondo il nome del canale espresso in cifre. Il font scelto stavolta du Aharoni, una variante del precedente.

Nel 2011 venne realizzato un logo ad hoc per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia: tale marchio venne mostrato durante i programmi e gli eventi inerenti le celebrazioni.

L’ultimo restyling del logo è quello sviluppato nel corso del 2016 con l’obiettivo di proporre un’immagine aziendale coerente, efficace, contemporanea e aperta ad ogni età. La forma quadrata, introdotta nel 2010, è stata parzialmente rivisitata insieme ai colori distintivi: RaiUno è ora di un blu più caldo, RaiDue è di color carminio e il quadrato è diventato un rombo, RaiTre è contraddistinta da un verde più chiaro e dall’uso di un quadrato intersecato, mentre RaiQuattro è passata dal magenta al violo per renderla meno femminile.

Oggi la RAI rappresenta il quinto gruppo televisivo europeo e opera, non solo in ambito televisivo in senso stretto, ma anche in campo editoriale, cinematografico, radiofonico e sul digitale terrestre. A livello di assetto societario è partecipata al 99,56% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze mentre il restante è di proprietà di Siae.

Non solo il marchio, ma anche il claim associato al logo ha subito trasformazioni nel corso del tempo. Il più conosciuto rimane sicuramente “Rai. Di tutto, di più” e le sue varianti nate nel corso degli anni in base alle varie esigenze: “Rai. Di tutti, di più” e “Rai. Di tutti, ancora di più”.

Oltre al logo, due importanti simboli dell’azienda che hanno conservato, nel corso del tempo, la loro forza sono i cosiddetti cavalli della Rai. Due importanti scultori italiani, infatti, hanno realizzato due monumenti equestri, ciascuno per ognuna delle due principali sedi dell’azienda a Roma. Il primo fu realizzato nel 1966 da Francesco Messina e venne chiamato il Cavallo Morente. L’opera è realizzata totalmente in bronzo ed è posta all’ingresso della sede principale in Viale Mazzini, che ospita la direzione generale e quella delle reti tv. La seconda, invece, venne realizzata da Mario Ceroli nel 1980 e rappresenta il Cavallo Alato. Questa realizzazione è situata nelle vicinanze del Centro Radiotelevisivo di Saxa Rubra, che ospita gli studi delle testate giornalistiche nazionali.

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