Startup innovative e proprietà intellettuale: la tutela legale

[space height =”10″] Il tanto parlare di startup innovative non solo sta avendo il contributo di ingigantirne la presenza numerica ma spesso crea delle confusioni sui requisiti da dimostrare. Non tutte le “attività in partenza” possono esser considerate startup come non tutte le nuove idee sono in esse finanziabili.

Prima di specificare i gradi di tutela e i servizi che lo Studio Rubino o qualsiasi altro esperto dei diritti di proprietà intellettuale sono in grado di offrire a startup e simili, è opportuno chiarire quali siano i criteri e i requisiti per capire se ci troviamo difronte una startup o una semplice attività in corso di avviamento.

Ciò che contraddistingue una startup da qualsiasi altra attività iniziale è l’innovazione. Deve produrre innovazione ossia prodotti e servizi (o risultati finali) ad alto valore tecnologico (l. 221/2012). In sostanza buona parte della produzione (e della sua nascita) deve riguardare attività di Ricerca e Sviluppo, deve inoltre, impiegare personale altamente specializzato e prevedere che la titolarità dell’attività  sia depositario o perlomeno licenziatario di una qualche Privativa industriale, relativo ad un’invenzione (industriale, tecnologia o biotecnologia che sia).

C’è da dire che nel corso degli anni ha assunto una caratterizzazione generale e tende più ad assomigliare, il nome startup, all’avvio di ogni tipologia di impresa, ma nel diritto italiano la forma che viene disciplinata è quella che fa riferimento alla startup innovativa (secondo quando disposto dal decreto sviluppo).

  1. Svolge attività da non più di 48 mesi
  2. Ha sede principale in Italia
  3. Il totale del valore di produzione a partire dal secondo anno non supera i 5 milioni di euro
  4. Non distribuisce utili
  5. Ha come oggetto sociale la produzione e la commercializzazione di prodotti e servizi ad alto valore tecnologico
  6. Effettua spese in ricerca e sviluppo (uguali o superiori al 15 per cento)
  7. Un terzo dei dipendenti impiegati è in possesso di titolo di dottorato di ricerca
  8. La startup deve essere poi titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività di impresa.

Viene da sé che è importante per una startup dotarsi di un nucleo di esperti (interni o esterni) competenti in materia di difesa della proprietà intellettuale. Perché sono in grado di offrire gli strumenti legali giusti per valorizzare e gestire la PI e tutto il corpus di asset intangibili prodotti al suo interno.

  1. Sono attività commerciali strettamente connesse con la ricerca di investitori e partner industriali in grado di finanziare in tutto o in parte i progetti che ivi si sviluppano, che si tratti di collaboratori o di veri e propri investitori.
  2. Attività come quelle di Studio Rubino sono in grado di proporre strumenti alternativi al brevetto per tutelare l’opera intellettuale, attraverso la tutela del Know How, la valutazione degli asset immateriali, la registrazione dei software affidandosi alla più complessa materia del copyright.
  3. Ci sono da tenere in considerazione poi tutti quegli schemi di protezione per l’attribuzione dei diritti di Proprietà intellettuale, evidenziando se si tratta di un’idea brevettabile o di una semplice forma di espressione in grado di produrre un risultato tecnologizzante.
  4. In relazione a quanto già detto poi, è opportuno studiare e garantire le diverse tipologie contrattuali da intrattenere, per le vendite, per i rapporti con i dipendenti, con i licenziatari o in tutti quei casi in cui è possibile monetizzare cedendo a terzi quanto nella startup si produce in termini di conoscenze e innovazione. (Vedi i contratti di ricerca e i contratti sul godimento dei diritti futuri, non di facile comprensione se non per gli “addetti ai lavori”)
  5. Gli esperti in materia di intellectual property poi possono essere l‘unico sbocco ideale per tradurre le conoscenze “ricercate” in depositi di domande di privative e per il conseguente miglioramento dei diritti già conseguiti.
  6. Inoltre lo stesso decreto ha previsto degli alleggerimenti burocratici e fiscali, nonché facilitazioni per l’accesso al credito bancario e alle spese di investimento, ciò significa che è opportuno che qualcuno direzioni nel modo giusto i soggetti promotori verso la direzione giusta.

Vi sono degli incubatori, degli acceleratori che di norma guidano le startup in questi passaggi ad elevato rischio, molti di loro sono giovani imprenditori o meglio giovani ragazzi con idee vincenti che devono farsi imprenditori e da un giorno all’altro si trovano nella situazione di risolvere ogni issues rilevante per realizzare l’idea con praticità. Non è possibile fare tutto da soli, come non è possibile ricercare i partner commerciali, gli investitori, seguire i passaggi per brevettare il proprio ingegno, pensare alla produzione e ai dipendenti. No, non è davvero pensabile “gestire al contempo tutte queste cose, nuove”.

Quello che serve è un buon business plan e la capacità di circondarsi delle persone e del personale qualificato e adeguato a quanto è opportuno sviluppare per fare di quella startup un business di lungo periodo.

[Crediti foto copertina]

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